Industria 4.0
Perché è importante?
"Le fabbriche sono sempre più digitali e interconnesse: la quarta rivoluzione industriale è cominciata anche in Italia, secondo Paese manifatturiero d’Europa. Con qualche rischio e molte opportunità. Nel 2016 il governo ha varato il Piano Industria 4.0, poi “Impresa 4.0”, confermato dal governo Conte. Ecco le cose da sapere"
L’industria 4.0 scaturisce dalla quarta rivoluzione industriale, il processo che porterà alla produzione industriale del tutto automatizzata e interconnessa. Le nuove tecnologie digitali, si legge in un rapporto della multinazionale di consulenza McKinsey, avranno un impatto profondo nell’ambito di quattro direttrici di sviluppo: la prima riguarda l’utilizzo dei dati, la potenza di calcolo e la connettività, e si declina in big data, open data, Internet of Things, machine-to-machine e cloud computing per la centralizzazione delle informazioni e la loro conservazione. La seconda è quella degli analytics: una volta raccolti i dati, bisogna ricavarne valore. Oggi solo l’1% dei dati raccolti viene utilizzato dalle imprese, che potrebbero invece ottenere vantaggi a partire dal “machine learning”, dalle macchine cioè che perfezionano la loro resa “imparando” dai dati via via raccolti e analizzati. La terza direttrice di sviluppo è l’interazione tra uomo e macchina, che coinvolge le interfacce “touch”, sempre più diffuse, e la realtà aumentata. Infine c’è tutto il settore che si occupa del passaggio dal digitale al “reale” e che comprende la manifattura additiva, la stampa 3D, la robotica, le comunicazioni, le interazioni machine-to-machine e le nuove tecnologie per immagazzinare e utilizzare l’energia in modo mirato, razionalizzando i costi e ottimizzando le prestazioni.
COME NASCE IL TERMINE INDUSTRIA 4.0
L’espressione Industrie 4.0 è stata usata per la prima volta alla Fiera di Hannover nel 2011 in Germania. A ottobre 2012 un gruppo di lavoro dedicato all’Industria 4.0, presieduto da Siegfried Dais della multinazionale di ingegneria ed elettronica Robert Bosch GmbH e da Henning Kagermann della Acatech (Accademia tedesca delle Scienze e dell’Ingegneria) presentò al governo federale tedesco una serie di raccomandazioni per la sua implementazione. L’8 aprile 2013, all’annuale Fiera di Hannover, fu diffuso il report finale del gruppo di lavoro.
COME E QUANDO NASCE LA QUARTA RIVOLUZIONE INDUSTRIALE
Finora le rivoluzioni industriali del mondo occidentale sono state tre: nel 1784 con la nascita della macchina a vapore e di conseguenza con lo sfruttamento della potenza di acqua e vapore per meccanizzare la produzione; nel 1870 con il via alla produzione di massa attraverso l’uso sempre più diffuso dell’elettricità, l’avvento del motore a scoppio e l’aumento dell’utilizzo del petrolio come nuova fonte energetica; nel 1970 con la nascita dell’informatica, dalla quale è scaturita l’era digitale destinata ad incrementare i livelli di automazione avvalendosi di sistemi elettronici e dell’IT (Information Technology). La data d’inizio della quarta rivoluzione industriale non è ancora stabilita, probabilmente perché è tuttora in corso e solo a posteriori sarà possibile indicarne l’atto fondante. L’argomento è stato al centro del World Economic Forum 2016, dal 20 al 24 gennaio a Davos (Svizzera), intitolato appunto “Mastering the Fourth Industrial Revolution”. Ma anche nelle successive edizioni del WEF l’Industria 4.0 ha inevitabilmente continuato ad affacciarsi al dibattito.
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Gli effetti della quarta rivoluzione industriale sul mercato del lavoro
Esperti e osservatori stanno cercando di capire come cambierà il lavoro, quali nuove professionalità saranno necessarie e quali invece presto potrebbero scomparire. Dalla ricerca “The Future of the Jobs“, presentata al World Economic Forum 2016, è emerso che, nei prossimi anni, fattori tecnologici e demografici influenzeranno profondamente l’evoluzione del mercato del lavoro. Alcuni (come la tecnologia del cloud e la flessibilizzazione del lavoro) stanno influenzando le dinamiche già adesso e lo faranno ancora di più nei prossimi 2-3 anni. L’effetto sarà la creazione di 2 nuovi milioni di posti di lavoro, ma contemporaneamente ne spariranno 7, con un saldo netto negativo di oltre 5 milioni di posti di lavoro. L’Italia ne esce con un pareggio (200mila posti creati e altrettanti persi), meglio di altri Paesi come Francia e Germania. A livello di gruppi professionali le perdite si concentreranno nelle aree amministrative e della produzione: rispettivamente 4,8 e 1,6 milioni di posti distrutti. Secondo la ricerca compenseranno parzialmente queste perdite l’area finanziaria, il management, l’informatica e l’ingegneria.
Cambiano di conseguenza le competenze e abilità ricercate: nel 2020 il problem solving rimarrà la soft skill più ricercata, ma diventeranno più importanti il pensiero critico e la creatività. Proprio perché lo scenario è in rapida evoluzione, dobbiamo attrezzarci per cogliere i benefici dello Smart Manufacturing, l’innovazione digitale nei processi dell’industria: lo dice Alessandro Perego, Direttore Scientifico degli Osservatori Digital Innovation del Politecnico di Milano, secondo il quale “nel breve termine si possono prevedere saldi occupazionali negativi, nel medio-lungo termine non è assolutamente certa una contrazione degli occupati in numero assoluto, considerato anche l’impatto nell’indotto, in particolar modo nel terziario avanzato. Il nostro Paese però deve sapere cogliere a pieno i benefici della quarta rivoluzione industriale, attuando iniziative sistemiche per lo sviluppo dello Smart manufacturing e fornendo ai lavoratori le competenze digitali per le mansioni del futuro”.
COME L’INDUSTRIA 4.0 CAMBIA LE FABBRICHE
La Fabbrica 4.0, figlia della quarta rivoluzione industriale, è composta di macchine completamente interconnesse tra loro, che dialogano le une con le altre ed effettuano autodiagnostica e manutenzione preventiva. In particolare, secondo un rapporto elaborato da GE Digital con la società di ricerca indipendente Vanson Bourne, la manutenzione dei macchinari da parte dei macchinari stessi, grazie all’IoT, supererà per qualità, capacità e velocità quella degli esseri umani entro il 2020. I progressi dell’evoluzione tecnologica porteranno cioè le fabbriche a prevedere in autonomia il grado di fallimento produttivo, ad adottare le migliori misure di prevenzione e a mettere in campo azioni di auto-riparazione. Inoltre, come è spiegato in Industria 4.0. Uomini e macchine nella fabbrica digitale, nella Fabbrica 4.0 la flessibilità dagli impianti sarà tale da consentire di personalizzare i prodotti in funzione del singolo cliente. I robot lavoreranno a contatto con l’uomo e dall’uomo apprenderanno in modo naturale. Il flusso di lavoro potrà essere riprodotto in modo virtuale, dunque prima di approntarlo fisicamente in officina, per verificarne il comportamento in astratto e potenziarne le performance. La fabbrica saprà approvvigionarsi di energia senza sprechi e al minor costo possibile, in una parola sarà smart.
CHE COSA STA FACENDO L’ITALIA PER LO SVILUPPO DELL’INDUSTRIA 4.0
Dopo una serie di reiterati annunci, il 21 settembre 2016 il presidente del Consiglio Matteo Renzi e il ministro dello Sviluppo economico Carlo Calenda hanno presentato l’atteso piano del governo per l’Industria 4.0 contenuto all’interno della legge di Bilancio 2017, approvata definitivamente dal Senato il 7 dicembre 2016. Il piano aveva l’obiettivo di mobilitare nel 2017 investimenti privati aggiuntivi per 10 miliardi, 11,3 miliardi di spesa privata in ricerca, sviluppo e innovazione con focus sulle tecnologie dell’Industria 4.0, più 2,6 miliardi di euro per gli investimenti privati early stage. Il provvedimento proponeva un mix di incentivi fiscali, sostegno al venture capital, diffusione della banda ultralarga, formazione dalle scuole all’università con lo scopo ultimo di favorire e incentivare le imprese ad adeguarsi e aderire pienamente alla quarta rivoluzione industriale. (A questo link il rapporto del Ministero dello Sviluppo economico sul Piano Nazionale Industria 4.0)
IL PIANO INDUSTRIA 4.0: LE LINEE GUIDA
Il Piano nazionale Industria 4.0 ha rappresentato l’occasione per le aziende di cogliere le opportunità legate alla quarta rivoluzione industriale.
Il Piano ha previsto misure concrete in base a tre principali linee guida e quattro direttrici strategiche.
Per il raggiungimento degli obiettivi prefissati sono state potenziate e indirizzate in una logica 4.0 tutte le misure che si sono rilevate efficaci e, per rispondere pienamente alle esigenze emergenti, ne sono state previste di nuove. Ecco le principali:
1. Iper e Super Ammortamento – L’obiettivo di questo provvedimento è supportare e incentivare le imprese che investono in beni strumentali nuovi, in beni materiali e immateriali (software e sistemi IT) funzionali alla trasformazione tecnologica e digitale dei processi produttivi. L’iperammortamento consiste nella supervalutazione del 250% degli investimenti in beni materiali nuovi, dispositivi e tecnologie abilitanti la trasformazione in chiave 4.0 acquistati o in leasing. Il superammortamento prevede la supervalutazione del 140% degli investimenti in beni strumentali nuovi acquistati o in leasing. Per chi beneficia dell’iperammortamento c’è la possibilità di usufruire dell’agevolazione anche per gli investimenti in beni strumentali immateriali (software e sistemi IT).
2. Nuova Sabatini – Punta a sostenere le imprese che richiedono finanziamenti bancari per investimenti in nuovi beni strumentali, macchinari, impianti, attrezzature di fabbrica a uso produttivo e tecnologie digitali (hardware e software). Garantisce un contributo a parziale copertura degli interessi pagati dall’impresa su finanziamenti bancari di importo compreso tra 20.000 e 2.000.000 di euro, concessi da istituti bancari convenzionati con il MISE, che attingono sia a un apposito plafond di Cassa Depositi e Prestiti, sia alla provvista ordinaria. Il contributo è calcolato sulla base di un piano di ammortamento convenzionale di 5 anni con un tasso d’interesse del 2,75% annuo ed è maggiorato del 30% per investimenti in tecnologie Industria 4.0. Inoltre la Nuova Sabatini consente l’accesso prioritario al Fondo centrale di Garanzia nella misura massima dell’80%.
3. Credito d’imposta R&S – Lo scopo è stimolare la spesa privata in Ricerca e Sviluppo per innovare processi e prodotti e garantire così la competitività futura delle imprese. Consiste in un credito d’imposta del 50% su spese incrementali in Ricerca e Sviluppo, riconosciuto fino a un massimo annuale di 20 milioni di €/anno per beneficiario e computato su una base fissa data dalla media delle spese in Ricerca e Sviluppo negli anni 2012-2014. La misura è applicabile per le spese in Ricerca e Sviluppo che saranno sostenute nel periodo 2017-2020.
4. Patent Box – È un regime opzionale di tassazione agevolata sui redditi derivanti dall’utilizzo di beni immateriali: brevetti industriali, marchi registrati, disegni e modelli industriali, know how e software protetto da copyright. L’agevolazione consiste nella riduzione delle aliquote IRES e IRAP del 50% dal 2017 in poi sui redditi d’impresa connessi all’uso diretto o indiretto (ovvero in licenza d’uso) di beni immateriali sia nei confronti di controparti terze che di controparti correlate (società infragruppo). Il beneficio è dato a condizione che il contribuente conduca attività di R&S connesse allo sviluppo e al mantenimento dei beni immateriali.
5. Startup e PMI innovative – Le nuove imprese (startup) innovative godono di un quadro di riferimento a loro dedicato in materie come la semplificazione amministrativa, il mercato del lavoro, le agevolazioni fiscali, il diritto fallimentare. Larga parte di queste misure sono estese anche alle PMI innovative, cioè a tutte le piccole e medie imprese che operano nel campo dell’innovazione tecnologica, a prescindere dalla data di costituzione o dall’oggetto sociale.
DIGITAL HUB E COMPETENCE CENTER: IL LORO RUOLO
Il Piano Calenda ha previsto due nuove entità: i Digital Innovation Hub, centri da costituirsi sul territorio, “appoggiandosi” a Confindustria e a R.ETE. Imprese Italia, per aiutare le pmi italiane nella trasformazione verso l’Industria 4.0; e i Competence Center, realtà che fanno riferimento ad alcune università italiane con l’obiettivo di intensificare le relazioni tra ricerca e industria. Bilancio positivo per i Digital Innovation Hub: 24 centri(uno per Regione), 250 incontri e 25mila imprese coinvolte, per lo più pmi.
COMPETENCE CENTER: A CHE PUNTO SIAMO
I centri di competenza dovranno svolgere attività di orientamento e formazione alle imprese nonché di supporto nell’attuazione di progetti di innovazione, ricerca industriale e sviluppo sperimentale finalizzati alla realizzazione, da parte delle imprese fruitrici, in particolare delle Pmi, di nuovi prodotti, processi o servizi (o al loro miglioramento) tramite tecnologie avanzate in ambito Industria 4.0.
Al momento del suo addio al governo, fine maggio 2018, il ministro dello Sviluppo economico, Carlo Calenda, ha pubblicato la graduatoria dei competence center. Al primo posto, con nove punti, c’è il centro “Manufacturing 4.0”, il cui capofila è il Politecnico di Torino partner industriali come FCA, General Motor, GE Avio, Thales Alenia). Il focus è su aerospazio, automotive e additive manufacturing. Al secondo, sempre con nove punti, “Made in Italy 4.0”, guidato dal Politecnico di Milano e focalizzato sulle tecnologie per la fabbrica 4.0. Al terzo, con otto punti, “BI-Rex”, guidato dall’Università di Bologna ma sostenuto anche dagli atenei di Modena, Reggio Emilia, Parma e Ferrara. Al quarto posto (otto punti) “Artes 4.0”, centro guidato dalla Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa che riunisce la Scuola Normale Superiore, Università di Pisa, Università di Firenze, Università di Siena, e altri atenei. Al quinto posto, con sette punti, “Smact”, capeggiato dall’Università di Padova ma sostenuto da una rete di atenei del territorio (Verona, Venezia, Iuav, Trento, Bolzano, Udine, Trieste e altri) e con focus su agroalimentare, abbigliamento, arredamento e automazione. Al sesto, con 7 punti, “Industry 4.0”, centro guidato dall’Università “Federico II” di Napoli, e che è sostenuto da otto fra atenei campani e pugliesi, e dalle Regioni Campania e Puglia. Al settimo, con 6 punti “Start 4.0”, capitanato dal Consiglio Nazionale delle Ricerche, insieme a ABB. Leonardo, Ansaldo e altri. All’ottavo posto, con 6 punti, il centro “Cyber 4.0”, guidato dall’Università “La Sapienza” di Roma. Il focus è la cyber security.
IL BILANCIO DEL PIANO INDUSTRIA 4.0 E L’ESTENSIONE A IMPRESA 4.0
Il piano Industria 4.0 “ha rappresentato uno shock positivo per la manifattura italiana” scrive in questo articolo Giovanni Miragliotta, co-direttore dell’Osservatorio Industria 4.0del Politecnico di Milano. “Le aziende – prosegue – sono tornate ad investire in modo cospicuo dopo anni di quasi immobilità (+9% nel 2017) e a far crescere il valore aggiunto manifatturiero (+2,1% nel biennio 2016-17). Le aziende dell’offerta, anche grazie al Piano, hanno visto incrementi del loro mercato dell’ordine del 30%. L’Italia della manifattura digitale ha vissuto, a partire dal settembre 2016, un momento di grande euforia, al punto che intitolammo la Ricerca 2016-2017 del nostro Osservatorio “la grande occasione””.
IL PASSAGGIO DA INDUSTRIA 4.0 A IMPRESA 4.0
Il 21 settembre 2017 il ministro Calenda ha presentato la fase due del Piano nazionale. Il programma cambia nome: non più solo Industria 4.0, ma Impresa 4.0. Questo significa che il governo guarda anche ai servizi, un settore che ha un elevato potenziale di digitalizzazione. In questo video il ministro dello Sviluppo economico Carlo Calenda, l’8 febbraio 2018 a Torino, dopo aver delineato un bilancio del piano Industria 4.0, spiega come funzionerà Impresa 4.0. Data l’importanza che il tema impresa 4.0 sta assumendo sempre di più nel panorama italiano, il sito Internet4Things (uno tra i principali siti a parlare di IoT e industria 4.0) ha dedicato un’intera sezione del sito proprio all’argomento Industria 4.0.
IL GOVERNO CONTE E IL PIANO IMPRESA 4.0
Per il piano Industria 4.0 in Italia il 2018 è stato l’anno del passaggio all’Impresa 4.0 e del ridimensionamento: il governo Conte ha voluto porre l’accento su questa evoluzione e ha introdotto alcune modifiche nel testo del Def, il documento di economia e finanza che sarà approvato in via definitiva entro il 2018. Allo stato attuale, le nuove misure modificano le aliquote degli incentivi (iper e super ammortamento, nuova Sabatini) e potrebbero non prevedere più la proroga dei bonus di formazione 4.0, ipotesi che ha già suscitato le proteste degli imprenditori. Ma c’è maggiore attenzione alle piccole e medie imprese (pmi) e all’avanzamento del piano banda ultra-larga.
A settembre 2018 il vicepremier e ministro del Lavoro Luigi Di Maio ha confermato a parole i provvedimenti previsti dal piano di Carlo Calenda (iper e super ammortamento, nuova Sabatini, contratti di sviluppo, credito di imposta per investimenti in ricerca e sviluppo), ma ha voluto porre l’accento sull’evoluzione del piano Industria 4.0 verso l’Impresa 4.0. “Stiamo cercando – ha detto – di sburocratizzare l’accesso al Piano e renderlo sempre più a misura di piccole e medie imprese. Si è soliti parlare di Industria 4.0, ma in realtà è sempre più Impresa 4.0”. Di Maio si è poi soffermato sul tema della formazione: “Il sistema di formazione del personale va potenziato. Introdurremo nuove misure anche per la formazione degli imprenditori, che ne hanno bisogno per restare al passo con i tempi”.
Poi però il governo giallo-verde è intervenuto introducendo alcune limitazioni al Piano Industria 4.0. Nel testo del Def , il documento di programmazione economico-finanziaria attualmente in circolazione emerge il depotenziamento delle misure del piano Impresa 4.0. ecco i tre punti rivisti dai legislatori,
Fino al 31 dicembre, comunque, l’esecutivo può effettuare eventuali modifiche correttive del Def.
Il 23 novembre scorso il presidente di Confindustria digitale, Elio Catania, intervenendo a un convegno sulle opportunità dell’Industry 4.0 e dell’Artificial intelligence per le pmi del manifatturiero italiano, ha detto: “Su Industria 4.0 ci sono alcuni capitoli aperti, tra cui quello della formazione, e il nostro auspicio è che facciano parte degli emendamenti alla manovra perché sono degli aspetti cruciali per il sistema delle imprese”.
INDUSTRIA 4.0, COME LA AFFRONTANO EUROPA E STATI UNITI
La Germania è considerata precursore e principale implementatore dell’Industria 4.0 in Europa, seguita dalla Francia che si è attrezzata con una serie di misure per incentivare le aziende ad allinearsi alla quarta rivoluzione industriale. La Gran Bretagna sembra ancora qualche passo indietro su questi temi. Dall’altra parte dell’oceano, negli Stati Uniti, l’approccio al fenomeno ha forme diverse da quelle europee ma analoghi obiettivi: incentivare una nuova fase della digitalizzazione nelle industrie che dovrebbe portare a un aumento della produttività e a una riduzione dei costi.
COMPETENZE DIGITALI PER L’INDUSTRIA 4.0
Le imprese stanno incontrando crescenti difficoltà per individuare, sia a livello di diplomati sia di laureati, le competenze necessarie per l’Industria 4.0. La scuola superiore e anche l’università non risultano ancora in grado di formare in modo adeguato le competenze e capacità necessarie per un inserimento efficace e rapido nel mondo del lavoro. Si tratta di competenze digitali, ovvero quel vasto insieme di abilità tecnologiche che consentono di individuare, valutare, utilizzare, condividere e creare contenuti utilizzando le tecnologie informatiche e Internet.
Per questo il Piano Industria 4.0 ha previsto incentivi per la formazione del personale delle imprese verso l’utilizzo dei macchinari oggetto del Piano. A inizio maggio 2018 sono state approvate le note attuative per gli incentivi fiscali a copertura parziale dei costi del personale in fase di formazione. Questo per quanto riguarda i lavoratori interni alle aziende. Per chi invece deve prepararsi ad affrontare il mondo del lavoro dotandosi delle adeguate competenze, occorre che la scuola faccia la sua parte. Per lo sviluppo delle competenze digitali potrebbero svolgere un ruolo chiave gli istituti tecnici e i licei che dovrebbero sviluppare orientamenti verso l’ottenimento di competenze certificate. Queste potrebbero consentire una effettiva employability dei giovani aprendo le porte al Lavoro 4.0.
Fonte : /www.economyup.it